| Jaques |
| | All'arrivo del bacio lanciato spostai la testa di lato fingendo di schivarlo per poi ridacchiare sotto i baffi. Louise era permalosa, da morire, ma mi conosceva meglio di chiunque altro, escluso Cole forse, sapeva come ero fatto e che non doveva prendersela se non dimostravo troppo affetto nei suoi confronti. Molti mi paragonavano a un inverno freddo e gelido e non avevano tutti i torti: solamente con una persona mi si era sciolto il cuore e si vede come era andata a finire. Schioccai la lingua arricciando il naso sul quale recentemente era spuntata qualche lentiggine dalle infinitesimale dimensioni. Solamente stando a pochi centimetri dal mio volto la si poteva notare. Le lanciai uno sguardo mentre ancora aveva gli occhi chiari fissi su quel bel tramonto da film romantico.
- Un serpeverde che si rispetti no. Difatti a me non fa alcun effetto, ma temo che tu abbia sempre avuto una nota di dolcezza nel cuore. Forse saresti dovuta finire fra i Tassi piagnucolosi?!-
Scherzavo, ovviamente e per farglielo capire, evitando così uno sfogo d’ira che, paragonato a quello avvenuto a Natale quando le avevo distrutto le decorazioni, sarebbe stato diecimila volte più potente. Un vero cataclisma di dimensioni cosmiche e tutto mi andava di fare in quel momento tranne che proteggermi con uno scudo magico dai suoi schiantesimi. Dovevo respirare profondamente e cercare di non rigettare la cena addosso agli abiti belli di Louise. Le schioccai quindi l’occhio facendo uno dei miei soliti sorrisi sghembi, con la punta della lingua che si intravedeva appena schiacciata tra le due arcate dentali. Era uno di quei sorrisi che stavano a dire “ Ehy su, non essere così seria con me, non ne vale la pena. Era un gioco, la vita è tutta un gioco.”. Speravo davvero che avesse funzionato, altrimenti neanche le preghiere in turco avrebbero convinto la mia migliore amica a lasciar correre, almeno per quella sera, le parole pronunciate da una lingua troppo affilata e frettolosa. No, dico sul serio. Io non ero mai stato un tipo particolarmente loquace ma quando parlavo davo fiato alle trombe spesso senza riflettere. Dicevo quello che pensavo, così, di getto: ecco perché stavo sui coglioni a mezza Hogwarts. Quando tirò fuori quel dolcetto quasi dovetti reprimere un conato di vomito voltai la testa di lato, con sul naso quella schifosa pappetta colorata.
-Allontana quello schifo da me, sto per vomitare.-
Non che mi facesse schifo come dolcetto in sé anzi, se l’aveva fatto lei con le sue manine doveva essere sublime, ma al momento e nella mia situazione, la vista del cibo mi dava il voltastomaco. Avevo il braccio teso verso di lei ad allontanare quella fonte di malessere e fino a quando non lo poggiò per terra dalla sua parte, in modo che io non lo potessi vedere, non fui contento e non mi rilassai. Quando iniziò quel monologo non potei fare altro che guardarla gesticolare quando i tratti si facevano più salienti e sentiti e non potei fare a meno di seguire il movimento della sua mano che si andava a poggiare sul petto, all’altezza del cuore. Non potevo fare battute, non era davvero il caso, lo capivo persino io. Eppure mi faceva un certo effetto vedere Margot così… vulnerabile. Certo ne aveva passati di momenti brutti e io c’ero sempre stato ma questa volta era diverso. Non era solamente colpa del mondo esterno se stava così, no, stava perdendo fiducia in se stessa e questo non lo potevo sopportare. Sapevo quanto ci teneva a svolgere il ruolo di Caposcuola, aveva sempre adorato aiutare gli altri e non portava quella spilla al petto solamente per dare mostra di sé come invece avrei fatto, ad esempio, io. No, Louise aveva sempre avuto i suoi ideali di vita, ma ora tutte le sue certezze le stavano crollando attorno. Sospirai strofinandomi il naso con la mano per togliermi quella glassa colorata che mi rendeva ancor meno credibile del solito ma stavo per dire delle cose serie quindi dovevo apparire serio anche io.
-Non avresti potuto fare molto di più Lù. La situazione era quella che era, tutti noi abbiamo collaborato a dare una mano, ognuno ha fatto del suo meglio. Non rimproverarti per qualcosa di cui non hai colpa.-
Credevo seriamente in quello che stavo dicendo. Volevo bene a Louise e ci tenevo che non si angustiasse per cose che erano davvero più grandi di lei, di me, di tutti. La battaglia di Hogwarts si era “risolta” senza troppe perdite, era finita ed era questo l’importante. A me non interessavano gli altri, non interessava l’esito della battaglia, mi interessava come stesse lei.
-Sai micia, al mondo si possono fare tanti sbagli, si possono perdere amici, parenti, amori ma non si deve mai perdere se stessi, altrimenti è la fine.-
Me stesso. Dov’era il mio vero io? Perso, smarrito, abbandonato in quella casa parigina molti anni fa. Ma Louise non avrebbe dovuto fare il mio stesso errore. Allungai una mano verso la sua sul cui palmo c’era lo stemma dorato e chiusi piano le sue dita intorno al piccolo oggetto.
Se pensi che allontanarti dal castello ti faccia ritrovate te stessa, fallo, ma sappi che questa scuola ha bisogno del Caposcuola migliore che abbia mai avuto e che ti aspetterà.
Le feci un sorrisetto per poi aggiungere.
- Non vorrai mica che mollino tale infausto compito al sottoscritto vero? Lo sai che non mi sono mai piaciuti i bambinetti.
La nota ironica finale ci stava tutta, altrimenti non m sarei chiamato Jaques Leclerc.
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