| favole ginevra potter |
| | Se qualcuno se lo stesse chiedendo: si, non avevo seguito il consiglio di una 'certa' persona. Intendo per ciò che optai di mettere quel tardo pomeriggio. Niente pantaloni lunghi, faceva troppo caldo ed erano troppo stretti per i miei gusti. Niente canottiera, non mi convinceva l'abbinamento. Avevo deciso di fare come al solito di testa mia; shorts di jeans, t-shirt normalissima, converse alte e nere ai piedi. Niente di più, niente di meno. Ma partiamo con ordine: dove stavo andando? Come? Quando? Perché? Erano successe talmente tante cose… Faticavo perfino a ricordarle tutte. Sapete che c'è? Mi sembrava passata una vita intera da quando tutto dipendeva da Damien Greyback, da Albus Severus Potter, Keira Lestrange e i loro piani infernali. Stavo seduta sul mio enorme lettone a baldacchino rosso-oro ripensando all'anno in cui era avvenuto Il Sacrificio; era stato il momento in cui ogni cosa aveva preso una piega decisamente diversa. Mio padre, che per me era stato la cosa più importante della mia vita, bè cambiò per sempre. Keira divenne quella figura di sorella ambigua che non credevo di possedere, e smise di essere solo una stupida Sly egocentrica. Damien Greyback finalmente si accorgeva di me, come per MAGIA, diceva pure di amarmi, ma poi scoprivo che era solo uno squallido piano di una qualche Sette Segreta, poi invece mi salvava, poi invece nulla. Dopo tutto questo, cosa avevo fatto? Ero cambiata per sempre: ero andata avanti da sola dal momento in cui avevo capito che nessuna persona, per quanto importante per me potesse essere, mi sarebbe stata fedele e vicina per l'eternità. Tutti cambiavano… Tutti ti fregavano prima o poi… Ma poi avevo incontrato Jaques, e ancora una volta il mio mondo si era rovesciato, perché lui mi aveva salvata… Perché, che voi ci crediate o no, lui mi aveva resa quella che ero, nel bene e nel male, e forse dovevo ringraziarlo sinceramente. Mi aveva resa indipendente, una volta per tutte. Mi aveva resa anche fragile, maledettamente passionale e assoluta in ogni gesto che facevo e in ogni parola che dicevo. Ma per il momento era la sensazione più bella. E stavo per incontrare proprio lui quel pomeriggio… Mi aveva mandato un gufo e a rigor di logica avrei potuto ignorarlo e non vederlo, ma non mi andava proprio, anzi. Avevo voglia di stare con lui, avevo voglia di vivere il momento senza pensare troppo al dopo, non ne avevo più voglia di fare grandi progetti per il futuro, non ne valeva la pena. E poi il giorno appena passato erano accadute così tante cose tutte assieme… Bree Lestrange mi aveva rivolto la parola, ma magari questa ve la racconto più tardi, e avevo perso l'unica persona al mondo che non avrei mai voluto allontanare, ma questa è un'altra storia… Ecco perché avevo bisogno di Jaques, ora più che mai. Fu così che oltrepassai il buco del ritratto della Signora Grassa senza guardarmi indietro e raggiunsi veloce la Biblioteca, il luogo dove 'mio fratello' mi aveva dato appuntamento. Mi state chiedendo se davvero riuscivo a vederlo come il mio 'fratellino' ? La verità è questa: no, non ci sarei mai riuscita. Albus l'aveva tenuto lontano da me per troppo tempo ed io e lui avevamo sviluppato un rapporto troppo diverso da quello di fratello/sorella. Cacciai la testa dentro alla Biblioteca sbirciando un pò in giro; era già arrivato? Mi stava aspettando? Se n'era andato via perché avevo fatto troppo ritardo? Possibile… Notai poco più in là un gruppo di ragazzini del Primo (o Secondo) Anno intenti a fare una ricerca su chissà cosa e chissà come, poi però il mio sguardo cadde inevitabilmente sull'unico scemo (in senso affettuoso) che se ne stava stravaccato su uno dei divanetti in fondo alla sala. Improvvisamente sorrisi. Lo raggiunsi e mi posizionai in piedi davanti a lui facendo il miglior sguardo di scuse che mi riusciva in quel momento:
Pardon Jaques. Anakin ha deciso di avere un attacco di malinconia proprio mezz'ora fa. Non la smetteva di piangere, ho cercato di consolarlo ma non smetteva di strofinarmi il muso sulle ginocchia. Ora pare che si sia calmato, per questo ho fatto un pò di ritardo. Mi perdoni?
Ma si che mi avrebbe perdonato, o almeno così speravo. E' che ci tenevo davvero tanto a passare del tempo con lui quella sera, mi mancava veramente. In fondo, se ci pensate bene, lui era una delle poche persone che mi era rimasta, a parte Jamie Campbell, forse… Vabbè. Pensate a Damien Greyback: tornato ancora, mi bacia, e scappa di nuovo. Un classico. Keira Lestrange era impegnata in chissà quali affari oscuri in cui di nuovo si era cacciata, lo sentivo sotto la pelle. Clarissa Malfoy era praticamente sempre confinata nell'appartamento di McClay. Anthony Stonem era scomparso ormai da più di un anno. Forse si era trasferito a Durmstrang. Byron aveva deciso di fare l'uomo da solo, senza i suoi migliori amici. In tutto questo chi mi restava? Jaques Leclerc, che nonostante tutto stava ancora là con quel mezzo-sorriso sul viso… Ed io sinceramente, alla luce dei nuovi eventi tra l'altro, non avevo nessuna intenzione di perderlo… Non avevo idea di cosa sarebbe accaduto, e non mi importava. Avrei preso tutto, lo giuro. Qualsiasi cosa. Lanciai un'occhiata ai bambini seduti al tavolo poco distante da noi e, ignorando gli sguardi sconvolti, scioccati, disgustati ecc ecc che di lì a poco ricevetti, mi sdraiai sul divano con Leclerc poggiando la testa sulle sue gambe e guardandolo dal basso verso l'alto.
Cosa facciamo oggi? Hai qualche idea? Voglio che sia indimenticabile. Non si fa mica pace tutti i giorni… E poi io lunedì parto… Vado in Italia con Clarissa per una settimana intera. Non voglio sentire troppo la tua mancanza.
Gli sorrisi, dato che l'aveva posta come clausola per il nostro 'appuntamento' e incrociai le gambe scoperte e pallide sul bracciolo opposto strofinandoci sopra le converse nere. Tanto non c'era nessuno no? Tutti in vacanza. Perfino Julian non c'era… Ad Hogwarts erano rimasti solo quei quattro sfigati che non avevano una casa… Il Castello era tutto ciò che ci rimaneva… Stavo quasi per abbassare gli occhi color smeraldo facendomi prendere dalla malinconia, ma mi ricordai del patto che avevo fatto con Jaques:
Voglio fare un pò di casino con te stasera… Ti va?
Indugiai un momento sui suoi occhi azzurri per cercare di capire esattamente a cosa stava pensando: non riuscivo a capirlo. Così mi tirai su con i gomiti concentrandomi sul gruppetto di ragazzini che studiava e poi rivolgendomi di nuovo verso di lui, stavolta un pò più vicino di quanto non fossi stata fino a quel momento.
Sta a vedere, occhei…?
Gli rivolsi uno sguardo di intesa e gli posai un bacio sulla guancia. Ah, mi ero dimenticata di quanto fosse buono il suo profumo… E di quanto fossero belle le sue coccole…
16 anni, concluso il Sesto Anno. Sai cosa significa? Significa che so produrre alla perfezione un Incanto NON Verbale…
Tirai fuori la bacchetta magica che sporgeva dalla tasca dei pantaloncini corti che avevo deciso di indossare, e la puntai di nascosto contro il tavolo di quei piccoli studenti. All'improvviso i libri alle loro spalle presero a cadere e a volare in tutte le direzioni. Qualcuno li picchiava in testa, altri sfrecciavano pericolosamente a pochi centimetri dal loro naso. Si misero ad urlare come Ippogrifi impazziti e scapparono via dalla Biblioteca correndo e lasciando tutto ciò che avevano sul tavolo preoccupandosi solo di salvarsi da chissà quale mostro cattivo. Una volta che io e Jaques ci ritrovammo da soli nella Biblioteca deserta mi sdraiai di nuovo con la testa sulle sue gambe e scoppiai a ridere.
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