| keiralestrange´ |
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Una lunga gonna nera ripuliva i pavimenti dei corridoi. Una fanciulla esile, così esile da far quasi paura. Un volto scavato, due occhiaie minacciose. Labbra rotte a sangue. Ecco cos'ero diventata : un fantasma. Un' anima in pena. Ancora e ancora e ancora. Non sarei mai e poi mai riuscita a dire "basta". Semplicemente perchè ero nata per essere quello. Voltai l'angolo e per poco non finii addosso ad un grifondoro. Riconobbi le sue scarpe, riconobbi il simbolo sulla sua divisa e poi sollevando lo sguardo riconobbi anche lui. I nostri occhi si incrociarono, ma i suoi saettarono troppo velocemente sul mio aspetto, sui lividi che ancora ricoprivano le braccia , le gambe. Poi, si soffermarono sull'enorme fasciatura , troppo evidente nonostante la maglia larga, all'altezza del bacino. Ciao Stonem. Apostrofai, quasi per ricordagli che fossi ancora lì. Lui si morsicò le labbra, evidentemente avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma dalle sua bocca uscì solo un semplice " Ciao Lestrange ". Senza aggiungere altro, lo sorpassai e voltai l'angolo. Continuai a scendere i gradini proprio come poco prima, ma ora ero più pensierosa. Che si fosse accorto di qualcosa ? Lui era speciale. Lui era stato il primo con cui mi ero aperta. Lui avrebbe potuto comprendermi in un nano secondo, se solo avesse voluto. Così, fui costretta a girare il capo alle mie spalle, per controllare che non mi stesse spiando, prima di imboccare l'uscita. Quando fui sicura, mi immersi nello smeraldo del prato. Alcuni studenti erano riuniti in cerchio a ripetere materie per gli esami imminenti, quelli dei primi anni, invece, erano tutti giù al lago nero, pronti per un salutare bagno. In pochi erano all'ombra sotto i grandi faggi a rilassarsi. Due ragazze delle mia casata mi salutarono da lontano e di tutta risposta sollevai la mano destra. Una piccola fitta,però, mi costrinse ad abbassarla ancora prima di aver allargato le dita. Stavo conciata davvero male e a dirla tutta gli abiti che indossavo non mi aiutavano nemmeno a nasconderlo. Una lunga gonna nera tutta stracciata ai bordi, una maglia bianca e un cappellino scuro. Avevo lasciato i capelli sciolti e avevo cercato di coprire la stanchezza evidente sul volto con un pò di make-up, ma era inutile.Mi diressi verso destra, verso la famosa capanna del guardiacaccia.Dove vai, darling ? Mi fermai di scatto, sussultando e portandomi la mano all'altezza del petto. Un ragazzo sulla ventina d'anni mi era appena piombato accanto. Era vestito di pelle, come al solito, e portava i capelli alzati. I suoi occhi, però, erano di un blu notte meraviglioso. Erano unici , maledettamente unici, perchè nessuno li aveva di quel colore e avevo sempre creduto che se li fosse creati lui in quel modo, per attirare l'attenzione, soprattutto delle ragazze.Non hai caldo vestito così ? Gli chiesi, evadendo alla sua domanda e continuando a camminare, stavolta con più velocità. Il ragazzo per tenere il passo, dovette accelerare a sua volta e mi sorrise, divertito dal mio comportamento. Alle volte , lo odiavo. Lo odiavo con tutta me stessa. Ma dovevo ammettere che ci teneva davvero tanto alla mia incolumità.Non sento niente, nè caldo, nè freddo. Mi disse, come se fosse la cosa più normale al mondo. Giusto, avrei dovuto immaginarlo. Tu sei immune a tutto. Gli urlai, quasi, appoggiandomi per un paio di secondi alla parete di mattoni della piccola abitazione, una volta del famoso mezzogigante Hagrid. Mi faceva male la milza, mi faceva male ogni singolo osso e non potevo fiatare. Non potevo lamentarmi. Dovevi rimanere in infermeria , per altri giorni. Voglio che tu stia bene. Voglio che tu sia sana come un pesce. Sollevai il capo e mi specchiai nel suo volto stranamente preoccupato. I lunghi capelli castani mi scivolarono dalle spalle in basso come una cascata d'acqua e nello stesso istante percepii il tocco della sua mano sulla pelle del mio viso. Vuoi davvero che stia meglio ? Allora fai ... Ma era tutto inutile. Era già scomparso nel nulla. Sbattetti un pugno contro l'abitazione e poi arricciando le labbra continuai a camminare, stavolta più lentamente. Fissai per l'ultima volta il prato e il castello alle mie spalle e poi entrai nella foresta proibita. Conoscevo il percorso a memoria, bisognava seguire i sassolini bianco latte e poi svoltare a destra del grande salice viola , infine fermarsi dinanzi al cartello dell'unicorno mozzato. Quello era il punto in cui non ero più una studentessa. Avevo la gonna sporca di terriccio e avendo urtato contro qualche ramo, alcuni graffi nuovi sulle braccia, ma ero arrivata a destinazione sana e salva. Mi concentrai. Chiusi le palpebre e pensai alle 3 D. Accadde tutto in un attimo. Mi sentii risucchiare in una grossa spirale e poi l'attimo dopo caddi sul terriccio umido di Little Hangleton. Mi tirai su con un pò di difficoltà , ma per fortuna la statua di Morte al centro del cimitero mi fece da appoggio. Intrecciai le dita intorno alla famosa falce del cavaliere e poi , scivolai all'interno del suo mantello, come se fosse una comoda sedia. La famosa tomba di Tom Riddle Senior. La più bella che ci fosse in quel luogo. L'unica degna di rispetto. L'unica visibile dalla finestra della mia camera. Sollevai lo sguardo verso l'immensa abitazione sulla collina alle mie spalle e sorrisi, contenta di esser finalmente a casa.
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