• Sectumsempra ~ Harry Potter Gdr }

she had some trouble with herself -

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Andrea }
view post Posted on 22/9/2011, 18:32




Look for the girl with the broken smile
Ask her if she wants to stay awhile
And she will be loved


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Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio, perché cavolo, avevo fatto una stron*ata colossale mandando a Jamie quella lettera.
Cosa credevo di fare, di risolvere la situazione con quell’idea tanto assurda? Eppure lui aveva risposto, dicendo che mi avrebbe incontrata e avrebbe ascoltato ciò che avevo da dire. Ecco, ottimo.
Ma avevo da dire qualcosa? Mi stava venendo seriamente qualche dubbio su ciò che volevo che lui sapesse.
Decisi allora di alzarmi assediata da quei pensieri che non avevano né capo né coda e dopo un lungo bagno caldo, che a me piaceva definire “incontro con i pensieri” scesi in Sala Grande a fare colazione.
Sperai vivamente che Jamie non fosse lì e infatti, scrutando con attenzione i vari tavoli, non lo vidi. Beh, il giovedì quelli dell’ultimo anno avevano le prime due ore di buca, quindi aveva sicuramente deciso di riposare il più possibile.
Chissà, magari avrei dovuto fare lo stesso perché, specchiandomi nel retro del cucchiaio, non potei far a meno di notare due grosse occhiaie viola che si allargavano sopra le mie guance.
Quel colore tanto scuro non si intonava perfettamente alla mia carnagione perlacea e agli occhi azzurri. Sbuffai e poi cominciai a mangiare con scarso interesse, per poi prendere le mie cose e dirigermi nell’aula di Trasfigurazione.
Come avevo immaginato non riuscii a pensare a niente che non riguardasse Jamie per tutta la giornata e, quando finalmente arrivò sera, venni presa da una sottospecie di panico che mi fece cambiare idea ecrca trecentocinquantaquattro volte sull’abito che avrei dovuto indossare.
Oh dannazione, non poteva mica essere così difficile!
Ad un tratto un lampo di genio. Mi voltai di scatto verso il cassetto dove tenevo la roba che usavo per stare in dormitorio, quella comoda e piuttosto fuori moda che continuavo a conservare perché nutrivo un certo affetto.
Beh, allora, quello che volevo fare quella sera era piuttosto singolare.
Volevo far ammettere a Jamie di non provare più niente per me. Aveva detto che non voleva perdere altro tempo, ma mai che ciò che provava per me era svanito.
Una piccola confessione e mi sarei volentieri messa il cuore in pace.
Come avrei fatto? Semplice.
Avevo ripensato a lungo alla storia tra me e Jamie e a tutto ciò che era capitato. All’inizio pensavo di non poter fargli cambiare idea, ma parlando con diverse persone mi ero convinta del contrario.
Mi sarebbe bastato riportarlo in quella situazione assurda che aveva fatto sì che ci conoscessimo la prima volta. Sì, portarlo in quel bagno dove la prima volta mi aveva detto che aveva una bella cotta per me.
Fu per quello che indossai la stessa maglietta e gli stessi shorts che tenevo quella sera e fu per quello che, prendendo una tracolla dall’armadio di Mellie, la riempii con una bottiglia di Wisky incendiario e un paio di calici di cristallo.
Scesi di fratta e furia, guardando l’orologio e notando che mancavano soltanto cinque minuti alle dieci.
Dovevo muovermi se volevo arrivare in tempo.
Credo che il problema principale l’avessi avuto nel caso Jamie non si fosse fatto vivo quella sera; non ero pronta a ricevere una tale batosta. Un suo rifiuto potevo accettarlo, ma doveva dirmelo in faccia, guardandomi negli occhi.
Entrai nel bagno delle ragazze, sempre più rosa e infiocchettato, e storsi il naso, riponendo l’asciugamano verde che avevo usato quella volta nel mio cassetto, cercando di ricordare la disposizione dei vari oggetti sparsi qua e la. Chissà se lui ricordasse il nostro primo bacio.
Jamie aveva una memoria che faceva pressoché schifo, ma avevo piacevolmente imparato che ricordava quasi tutto ciò che mi riguardava.
Quel pensiero mi fece sprofondare completamente, pensando a quanto fossi stata ingiusta e stupida nei suoi confronti. Mi aveva aperto il suo cuore e io praticamente ero stata delicata quanto un calcio nei reni.
Mi misi seduta sul marmo del lavandino, guardando con ansia l’orologio e pensando che era nella mia indole distruggere tutto ciò che mi circondava.
Quando c’era qualcosa di bello, qualcosa che andava fin troppo bene, lo toccavo e mi si sgretolava tra le dita quasi fosse sabbia.
E lo facevo anche senza usare la magia, eh, roba da pochi. Insomma, ero un vero disastro nei rapporti con gli altri. Potenzialmente egoista e piuttosto egocentrica decidevo da me quando cominciare o far finire qualsiasi tipo di rapporto, senza curarmi dell’altro diretto interessato
Ecco, quel pensiero mi fece stare ancora peggio.
Mi domandai se Jamie fosse venuto davvero.
Di certo non l’avrei mai biasimato se non avesse vluto più guardarmi nemmeno in faccia, però quella possibilità sperai potesse darmela.
Mi voltai aprendo la borsa ed estrassi un calice di wisky incediario e lo riempii per metà, bagnandomi le labbra e sentendole infuocarsi sotto l’effetto del liquido ambrato.
Se Jamie fosse arrivato avrei dovuto fare ciò che mi ero prefissa, sperando vivamente che lui rispettasse il copione e ricordasse cosa era accaduto in quel bagno qualche mese prima.
Altrimenti avrei dovuto aspettare soltanto altri dieci minuti, poi sarei potuta andare via, sconfitta.


Edited by Andrea } - 22/9/2011, 23:45
 
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Jamie;
view post Posted on 8/10/2011, 11:16






Cercavo di evitare Andrea da quando era tornata al castello, forse perché vederla mi provocava ancora qualche fitta all’altezza del cuore: alla sua assenza ormai c’ero abituato e non faceva più male, ora era vederla gironzolare con le amiche per i corridoi il problema. L’idea di fuggire ogni volta davanti a lei non mi piaceva ma era meglio così per tutti, altrimenti le avrei urlato tipo troppo in faccia. Non ero incazzato con lei, non più ormai. Quello che era rimasto dell’antica e cieca rabbia era solamente vuoto e tristezza, il che secondo me è anche peggio. Quando avevo accettato di incontrarla nel bagno delle ragazze su al dormitorio dovevo essere ubriaco o fatto perché altrimenti non si spiegava il mio consenso: mi piaceva farmi del male o forse dovevo almeno darle l’opportunità di spiegare? Della seconda ipotesi non ero per nulla convinto: io a lei non dovevo assolutamente nulla o forse si? Forse in nome di quello che c’era stato fra noi dovevo darle almeno la possibilità di parlare. Ma di cosa poi? Non avevo più alcuna importanza, ero stufo di ascoltare parole su parole che mi confondevano le idee perché era a questo che le ragazze puntavano: confonderti la mente con una marea di frasi che finivano per stordirti e dire di SI pur di non sentirle più parlare. Era una tortura anche perché avrebbe fatto solamente più male, ad entrambi, starne a discutere. Dovevo però approfittare di quell’occasione per dirle cosa pensavo seriamente. Eh già, ero partito con l’idea di troncare tutto, anche se diciamocela tutta, era già successo perché non stavamo più insieme anche se non avevamo rotto ufficialmente. Non potevo farcela, non potevo stare con una ragazza che tornava una volta ogni quattro mesi rifilandomi scuse per poi sparire di nuovo. Ero ferito e non volevo più sanguinare. Mi chiesi perché proprio il bagno delle ragazze ma ebbi la risposta i un’intuizione geniale durante l’ora di pozioni: il nostro primo bacio era avvenuto lì, durante uno dei party gryffindor style che non organizzavamo da tempo.
A quel pensiero mi si chiuse lo stomaco e non toccai cibo per tutto il giorno fatta eccezione per la valanga di api frizzole che ingurgitai per il nervosismo.
Nonostante fossi risoluto a dirle che per il momento non potevo fidarmi di lei tanto da riallacciare una relazione stabile, che forse avremmo dovuto ricominciare da zero anche se non ero sicuro di averne voglia, temevo che il rivivere quel nostro primo approccio facesse vacillare le mie intenzioni. Perché cazzo, a me piaceva ancora era innegabile ma non riuscivo davvero a superare quella storia. Chissà se Andre avrebbe capito… chissà se mi avrebbe aiutato.
Ero vestito normalmente, jeans un po’ sdruciti e maglietta rossa slabbrata. Durante la sua assenza mi ero allenato troppo al lago e sul campo perché si sa che faticare fisicamente riesce a mantenere sgombra la mente ed era quello che desideravo: non pensare a niente ma concentrarmi sullo sforzo fisico spingendomi fino al mio limite massimo. Ero dimagrito, via la pancetta da birra, e avevo sviluppato maggiormente determinati muscoli cosa che mi rendeva molto fiero di me stesso. Sentirsi meglio con il corpo risollevava anche il morale spesso e volentieri. Mens sana in corpore sano aveva detto qualche illustre mago latino all’alba dei tempo ed era a questo che io puntavo. Volevo un po’ di pace, tutto qui. Non volevo stressarmi ancora ma vivere alla giornata senza farmi troppo castelli per aria o piani per il futuro. Passai attraverso il quadro della Sign. Grassa che ci mise un po’ a lasciarmi passare intenta com’era a chiacchierare con una vicina di cornice. Stranamente non mi infastidii quella sera perché ero intenzionato a parlare tranquillamente con Andrea, senza farmi prendere dalle emozioni contrastanti che avevo: avevo imparato, più o meno, ad esercitare una calma innaturale che volevo cercare di adoperare anche quella sera. Non sapevo però che le cose si sarebbero messe diversamente se lei aveva davvero intenzione di ricreare tutta la scena del passato. Entrai nel bagno delle ragazze che era decisamente più rosa e acchittato dall’ultima volta che c’ero entrato: tutti quei fronzoli mi facevano quasi male agli occhi e dovetti distogliere lo sguardo dalle pareti posandolo sulla figura che, poggiata con il culo al lavandino, sorseggiava qualcosa da un bicchiere affusolato. Deglutii ripentendomi nella mente il motivo per cui ero venuto a quella specie di appuntamento.
Ehi…-
le dissi a mo’ di saluto senza però avvicinarmi ulteriormente, era meglio stare a distanza di sicurezza. Mi guardai attorno tornando poi su di lei e scrutando il suo abbigliamento: si era vestita come quella volta, non potevo crederci.
–Hai pensato proprio a tutto eh. Ma non c'era bisogno.-
Sapeva a cosa mi stessi riferendo e devo dire che ero rimasto stupito dalla cura con cui aveva cercato di ricreare l’ambiente di quella notte indimenticabile, almeno per me. Però non volevo dare troppo a vedere il mio stupore e per fortuna che ero un po’ distante da lei, altrimenti avrebbe sentito sicuramente il cuore che mi zompava in gola. Incrociai le braccia al petto, poggiandomi al lavandino dalla parte opposta a dove stava lei e fissandola.
- Ti ascolto…-
Ero lì per quello, non per altro... Avevo la bocca impastata e quasi del tutto asciutta, come se le mie ghiandole salivari avessero smesso di funzionare.

 
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