• Sectumsempra ~ Harry Potter Gdr }

Pete Dunham, Charlie Hunnam

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Pete;
view post Posted on 17/7/2011, 01:18






They fly so high Nearly reach the sky Then like my dreams They fade and die

NOME- Pete.
COGNOME- Dunham.
PROVENIENZA- London.
DATA DI NASCITA- 6 luglio 1987.
ETA'- ventiquattro anni.
STATO DI SANGUE- purosangue.
ALLINEAMENTO- "ci devo pensare" esiste? Gioco, in fatto di magia e potere sono buono si.
INCARICO ASSUNTO- docente di volo.
ANIMALE POSSEDUTO un bellissimo rospo di nome Murtagh.
INCANTESIMI CONOSCIUTI- di tutto e di più.



DESCRIZIONE FISICA sono alto quasi un metro e novanta, sono un vero e proprio armadio: spalle larghe e robuste, pettorali e addominali scolpiti. Sono comunque snello e longilineo con la carnagione chiara tipicamente inglese. Per ora ho i capelli rasati corti perché d’estate sento troppo caldo, ma d’inverno li lascio crescere lunghi. Sono biondi come la barbetta che certa volte per pigrizia non taglio lasciandola germogliare. La fronte è spaziosa e si formano rughe d’espressione quando sono incazzato o stupito. Gli occhi sono di un azzurro trasparente, quasi grigio, non sono troppo grandi e non lasciano trasparire i miei pensieri. No, in questo caso non vale la frase ”gli occhi sono lo specchio dell’anima”. I miei si illuminano solo quando sorrido per davvero. Il naso è proporzionato alla faccia e sotto di esso, alla mia sinistra, ho un neo che detesto. Le labbra sono carnose , soprattutto il labbro inferiore ed i denti perfettamente dritti. Nel complesso la forma del viso è allungata. Le braccia e le mani sono attraversate da vene sporgenti.
CARATTERE Sono un ragazzo di ventiquattro anni violento a cui piace sentire il sapore del sangue in bocca e pensare “ cazzo però, ne ho sparso più io!”. Quando prendi un paio di pugni e ti accorgi di non essere di vetro, non ti senti vivo finché non ti spingi fino al tuo limite e è questo quello che faccio ogni giorno: mi spingo al limite, fino ad essere ad un passo dalla morte. Non si tratta di duelli con la bacchetta ma di risse corpo a corpo: sono quelle che ti fanno sentire il dio del mondo. A proposito di Dio., io non ci credo. Sono ateo e cinico come pochi e dico sempre quello che penso. Quando ero piccolo credevo cecamente in Dio ma sapete com’è, poi si cresce , mi sono guardato attorno e mi sono detto – babbo natale? Nessuna prova. La fatina dei denti? Nessuna prova. Dio? La stessa cosa, nessuna prova. E alla fine una pensa: mi chiedo se ho davvero bisogno di tutti questi amici immaginari. Terremoti, tsunami, guerre e dopo tanta distruzione cosa fa il vostro Dio? Ci spedisce quasi tutti all’inferno. Okay, esposta la mia personale opinione sulle divinità passiamo oltre. Credo nell’amicizia. Credo sia l’unico vero valore rimasto su questa terra. Ovviamente parlo di amicizia reale, vera, giusta, rispettosa. Un’amicizia che non chiede niente in cambio se non la fedeltà. Non si tratta di sapere se i tuoi amici ti guardano le spalle, ma si tratta di sapere che tu guardi le spalle dei tuoi amici. È questo quello che conta nella vita e siate pur certi che lotterò per i miei amici fino alla morte. Non vorrei essere stronzo, davvero, non vorrei però è più forte di me. Certe volte non riesco proprio a fare a meno di dire certe cose, uscirmene con battutine infelici e frecciatine ciniche. Ho sempre pensato che noi siamo solo un’infinitesimale parte dell’universo, una parte fortunata perché per quanto ne sappiamo soltanto sulla terra si sono realizzate le condizioni che hanno reso possibile la vita… che privilegio vero? Grazie universo! E poi muori … ed è finita. Una volta che hai capito che la vita non è eterna non vuoi sprecarne neanche un istante. Tutto questo excursus sull’universo è per dirvi questo di me: non spreco la vita, ne carpisco ogni singolo fottuto secondo che vivo, ogni istante che ho rubato alla vita di mia figlia. Vivo rischiando tutta la vita si, ma vivo intensamente, vivo anche per Michelle. Gli altri mi vedono come un duro e, in effetti lo sono. Non mi lascio sopraffare dai momenti di sconforto, almeno non in pubblico. Sarò anche violento ma non sono un tipo pericoloso per le ragazze. Vivo anche loro, come la vita, non pensando troppo e non facendo progetti. Le tratto bene, sono gentile e dolce. Forse un po’ distaccato ma è che non posso, non ho proprio la testa per pensare a loro in un certo modo, non un’altra volta. Sono simpatico e faccio spesso battute. Non parlo mai a sproposito però: tutto quello che esce dalla mia bocca ha il suo perché ed ha il suo significato… magari è nascosto e quasi invisibile ma c’è. Sono testardo e raramente cambio opinione. Ho la aperta al dibattito e non temo alcun confronto, sia verbale che fisico. Mi piace sentirmi libero. Ci sono diversi tipi di libertà, e ci sono parecchi equivoci in proposito? Il genere più importante di libertà è di essere ciò che si è davvero. Si baratta la propria libertà per un ruolo. Si barattano i propri sensi per un atto. Si svende la propria capacità di sentire, e in cambio si indossa una maschera. Si può privare un uomo della sua libertà politica e non lo si ferirà? Finché non lo si priverà della sua libertà di sentire. Questo può distruggerlo.
INTERESSI sangue morte e distruzione! Ahaha Gioco su… forse. Mi piace sentire l’adrenalina scorrere nelle vene. Mi piace la burrobirra e il martini rosato; le cioccorane; mi piace correre la mattina presto per tenermi in forma; mi piace la box e il quidditch; uscire con i ragazzi; allenare i bambini; fumare; fare sesso; ridere; cazzeggiare. Il mio bell’impermeabile beige; nuotare.


Pete Dunham





Pretty bubbles in the air!

Non amo parlare di me o della mia vita ma mi trovo costretto a farlo e lo farò, cercando di essere il più oggettivo possibile e di fare in modo che sia io a condurre la storia, non i miei ricordi. Sono nato ventiquattro anni fa un giorno particolarmente caldo e umido a Brighton, nella periferia di Londra. La mia infanzia è stata piuttosto felice, o almeno dal mio punto di vista. Sono sempre stato un ragazzino vivace, esuberante e irrequieto, con difficoltò di concentrazione a scuola e sempre quella cazzo di voglia di evadere che mi straziava il petto. Il quiddicth è stato costantemente presente nella mia vita grazie al mio buon vecchio padre, un tifoso di quelli ultras del West Ham, di quelli che fanno a botte con i tifosi della squadre avversarie . Oh no, non quelle baggianate americane dove si fa casino solo dentro lo stadio: il vero divertimento avviene fuori, per le strade luride di Londra e rigorosamente senza uso della magia. Mio padre Steve, alias The Major, era il leader degli hooligans del West Ham United, la Green Street Elite. Sono sempre stato abituato a vivere senza die punti di riferimento femminili al mio fianco perché le donne non vogliono mai sposare dei teppisti. O rinunci allo sport per loro o rinunci a loro. E fu proprio sotto la minaccia di un divorzio da parte di mia madre , AllIson, che mio padre lasciò per sempre la firm, affidandone le sorti a mio fratello maggiore Andrew. Per tutto il periodo che ho trascorso ad Hogwarts come studente mi allenavo a combattere con i teppistelli della scuola perché, anche se per motivi diversi, era pur sempre un prepararsi al mio futuro da leader della GSE. Esatto, sapevo per certo che presto, uscito da quelle quattro mura, avrei preso il posto di Andrew perché a lui, di queste cose importava davvero poco. Ed infatti così accadde. A diciassette anni varcai il portone del castello, felice come mai in vita mia. La GSE aveva perso il prestigio di cui godeva ai tempi di The Major sia perché il West Ham non stava giocando per niente bene sia perché mio fratello non aveva davvero la stoffa per fare quello che doveva fare e fu con sollievo che affidò a me il comando. Ero il più giovane leader che la GSE avesse mai avuto e faticai il doppio per mantenere il controllo dei ragazzi che facevano fatica a credere, almeno all’inizio, che un bastardello come me potesse portare avanti la squadra. Ora mii dolatrano come un re: che dite, le cose sono un po’ cambiate? Io vivevo la vita per strada e allo stadio, a suon di colpi di cazzotti e setti nasali rotti. È questo quello che mi piaceva fare : mantenere in alto l’onore della firm e vi giuro che ce l’ho fatta. Ora la GSE è in vetta alle classifiche come la West Ham del resto. Era un periodo d’oro. Poi ci fu lei, Vanessa, un italiana dalle curve armoniose che mi ha stregato il cuore. è l’unica donna che io abbia mai amato. Era una babbana. Le dissi chi ero, le dissi che ero un mago e lei lo accettò. Ma non le dissi la vita che facevo, non nominai mai le risse, non prima del matrimonio almeno. Avevo una terribile paura che non mi avrebbe accettato, o forse che mi avrebbe messo di fronte a quella scelta alla quale anche mio padre si era ritrovato davanti. Avevamo diciannove anni quando facemmo la pazzia di sposarci perché cazzo si, credevamo di amarci davvero noi. Eravamo i padroni del mondo. Dopo nove mesi nacque la nostra bellissima bambina, Michelle: bionda, solare, allegra. Una bambina perfetta, la mia piccolina. Naturalmente non sapevamo fare i genitori, non ce avevamo programmato niente ma imparammo insieme, piano piano, mano nella mano. E Michelle festeggiò il suo primo anno di vita. Ricordo ancora il disegno che Vanessa aveva fatto sulla torta con la glassa perché non avevamo abbastanza soldi per permettercene una fatta bene: era un pony azzurro perché Michelle aveva un peluche di quella forma per cui stravedeva. A mio parere era una bimba prodigio, avrebbe fatto grandi cose per il mondo magico e non. Era il dieci ottobre di un anno fa. Stavo accompagnando Michelle all’asilo nido magico; avevamo litigato quella mattina. Alla radio passavano una canzone che piaceva molto a entrambi e lei la canticchiava a bassa voce. Io la guardavo dallo specchietto retrovisore e stavo per dirle che era tutto okay e poi un camion nel senso di marcia opposto ha sbandato e io ho avuto meno di un secondo per pensare. E non so se è stata la paura oppure se ho calcolato male o forse l’istinto di sopravvivenza ma ho girato il volante nella direzione sbagliato e il camion ha colpito il suo lato e cinque minuti dopo era morta. Mia moglie non mi ha mai dato la colpa apertamente, il camionista aveva avuto un infarto. Non fu colpa mia ma le si leggeva negli occhi. Avevo bisogno che lei mi perdonasse ma non ce l’ha fatta così noi ci siamo lasciati, anche per via delle condizioni in cui tornavo a casa ogni sera: pieno zuppi di sangue. Una volta ci è mancato tanto così che crepassi su quel marciapiede. La mia vita è andata in pezzi e ora è da un anno che cerco di ricostruirla.







I'm dreaming dreams.


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favole ginevra potter
view post Posted on 17/7/2011, 19:02




SCHEDA APPROVATA

 
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