• Sectumsempra ~ Harry Potter Gdr }

Are you ready, damned ?, Per Astoria e Howl.

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keiralestrange´
view post Posted on 28/5/2011, 11:36




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Una lunga gonna nera ripuliva i pavimenti dei corridoi. Una fanciulla esile, così esile da far quasi paura. Un volto scavato, due occhiaie minacciose. Labbra rotte a sangue. Ecco cos'ero diventata : un fantasma. Un' anima in pena. Ancora e ancora e ancora. Non sarei mai e poi mai riuscita a dire "basta". Semplicemente perchè ero nata per essere quello. Voltai l'angolo e per poco non finii addosso ad un grifondoro. Riconobbi le sue scarpe, riconobbi il simbolo sulla sua divisa e poi sollevando lo sguardo riconobbi anche lui. I nostri occhi si incrociarono, ma i suoi saettarono troppo velocemente sul mio aspetto, sui lividi che ancora ricoprivano le braccia , le gambe. Poi, si soffermarono sull'enorme fasciatura , troppo evidente nonostante la maglia larga, all'altezza del bacino. Ciao Stonem. Apostrofai, quasi per ricordagli che fossi ancora lì. Lui si morsicò le labbra, evidentemente avrebbe voluto dirmi qualcosa, ma dalle sua bocca uscì solo un semplice " Ciao Lestrange ". Senza aggiungere altro, lo sorpassai e voltai l'angolo. Continuai a scendere i gradini proprio come poco prima, ma ora ero più pensierosa. Che si fosse accorto di qualcosa ? Lui era speciale. Lui era stato il primo con cui mi ero aperta. Lui avrebbe potuto comprendermi in un nano secondo, se solo avesse voluto. Così, fui costretta a girare il capo alle mie spalle, per controllare che non mi stesse spiando, prima di imboccare l'uscita. Quando fui sicura, mi immersi nello smeraldo del prato. Alcuni studenti erano riuniti in cerchio a ripetere materie per gli esami imminenti, quelli dei primi anni, invece, erano tutti giù al lago nero, pronti per un salutare bagno. In pochi erano all'ombra sotto i grandi faggi a rilassarsi. Due ragazze delle mia casata mi salutarono da lontano e di tutta risposta sollevai la mano destra. Una piccola fitta,però, mi costrinse ad abbassarla ancora prima di aver allargato le dita. Stavo conciata davvero male e a dirla tutta gli abiti che indossavo non mi aiutavano nemmeno a nasconderlo. Una lunga gonna nera tutta stracciata ai bordi, una maglia bianca e un cappellino scuro. Avevo lasciato i capelli sciolti e avevo cercato di coprire la stanchezza evidente sul volto con un pò di make-up, ma era inutile.Mi diressi verso destra, verso la famosa capanna del guardiacaccia.Dove vai, darling ? Mi fermai di scatto, sussultando e portandomi la mano all'altezza del petto. Un ragazzo sulla ventina d'anni mi era appena piombato accanto. Era vestito di pelle, come al solito, e portava i capelli alzati. I suoi occhi, però, erano di un blu notte meraviglioso. Erano unici , maledettamente unici, perchè nessuno li aveva di quel colore e avevo sempre creduto che se li fosse creati lui in quel modo, per attirare l'attenzione, soprattutto delle ragazze.Non hai caldo vestito così ? Gli chiesi, evadendo alla sua domanda e continuando a camminare, stavolta con più velocità. Il ragazzo per tenere il passo, dovette accelerare a sua volta e mi sorrise, divertito dal mio comportamento. Alle volte , lo odiavo. Lo odiavo con tutta me stessa. Ma dovevo ammettere che ci teneva davvero tanto alla mia incolumità.Non sento niente, nè caldo, nè freddo. Mi disse, come se fosse la cosa più normale al mondo. Giusto, avrei dovuto immaginarlo. Tu sei immune a tutto. Gli urlai, quasi, appoggiandomi per un paio di secondi alla parete di mattoni della piccola abitazione, una volta del famoso mezzogigante Hagrid. Mi faceva male la milza, mi faceva male ogni singolo osso e non potevo fiatare. Non potevo lamentarmi. Dovevi rimanere in infermeria , per altri giorni. Voglio che tu stia bene. Voglio che tu sia sana come un pesce. Sollevai il capo e mi specchiai nel suo volto stranamente preoccupato. I lunghi capelli castani mi scivolarono dalle spalle in basso come una cascata d'acqua e nello stesso istante percepii il tocco della sua mano sulla pelle del mio viso. Vuoi davvero che stia meglio ? Allora fai ... Ma era tutto inutile. Era già scomparso nel nulla. Sbattetti un pugno contro l'abitazione e poi arricciando le labbra continuai a camminare, stavolta più lentamente. Fissai per l'ultima volta il prato e il castello alle mie spalle e poi entrai nella foresta proibita. Conoscevo il percorso a memoria, bisognava seguire i sassolini bianco latte e poi svoltare a destra del grande salice viola , infine fermarsi dinanzi al cartello dell'unicorno mozzato. Quello era il punto in cui non ero più una studentessa. Avevo la gonna sporca di terriccio e avendo urtato contro qualche ramo, alcuni graffi nuovi sulle braccia, ma ero arrivata a destinazione sana e salva. Mi concentrai. Chiusi le palpebre e pensai alle 3 D. Accadde tutto in un attimo. Mi sentii risucchiare in una grossa spirale e poi l'attimo dopo caddi sul terriccio umido di Little Hangleton. Mi tirai su con un pò di difficoltà , ma per fortuna la statua di Morte al centro del cimitero mi fece da appoggio. Intrecciai le dita intorno alla famosa falce del cavaliere e poi , scivolai all'interno del suo mantello, come se fosse una comoda sedia. La famosa tomba di Tom Riddle Senior. La più bella che ci fosse in quel luogo. L'unica degna di rispetto. L'unica visibile dalla finestra della mia camera. Sollevai lo sguardo verso l'immensa abitazione sulla collina alle mie spalle e sorrisi, contenta di esser finalmente a casa.

 
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h o w l
view post Posted on 1/6/2011, 09:41







Tutto era finito, tutto era tornato alla normalità, o almeno così volevamo far credere. La famiglia Potter veniva di nuovo idolatrata per aver salvato le sorti di Hogwarts e così Bree e Albus si erano insinuati nel castello, avevano catturato la sua fiducia ed ora il nemico poteva agira indistirubato dall'interno, spacciando ogni cosa per giusta e necessaria: nessuno avrebbe mosso obiezioni[, nessuno si sarebbe reso conto che ormai erano in delle mani sbagliate. Ero stato ferito piuttosto gravemente alla gamba destra, poco sopra il ginocchio, ma il mio fido Calcifer ce la stava mettendo tutta per guarirmi il più in fretta possibile: anche in questo caso, il "nemico" agiva dall'interno. Odiavo il demone che c'era dentro di me, odiavo che si nutrisse delle mie emozioni inghiottendole addirittura sul punto di nascire, un po' come avevo fatto io con lui. Insomma, me l'ero cercata davvero. Lo odiavo dunque ma contemporaneamente non potevo fare a meno di lui. Lui mi faceva rimane giovane, bello, immune al corso del tempo... Calcifer mi rendeva più forte di quanto potessi mai essere, si prendeva cura del mio corpo e beh, qualche rara volta mi concedeva anche di provare sentimenti, attenuati naturalmente, altrimenti, non più abituato, sarei stato letteralmente sopraffatto da loro. Ero entrato in un circolo vizioso dal quale mi sembrava davvero impossibile uscire. Nessuno sapeva della mia condizione e mai avrebbe potuto saperlo perchè il contratto tra me e il demone prevedeva anche quello e, ogni qualvolta tentavo di parlarne con qualcuno, mi si impiastricciava la bocca e le parole mi morivano in gola. Durante la battaglia di Hogwarts mi ero ritrovato faccia a faccia con mia sorella Clarissa e non avevo sentito niente: il cuore non mi era salito in gola accellerando il tirmo dei propri battiti, non avevo neanche avuto paura che le succedesse qualcosa e le sue parole di puro disprezzo non avevano scalfito la mia anima, custodita per bene da Calcifer. Ormai non cercavo più neanche di ribellarmi. Ancora leggermente zoppicante, uscii dal castello immerso in quella che non era altro che calma apparente ma sembrava incoraggiare i cuori degli studenti e dei professori: le persone preferiscono grogiolarsi nell'illusione che vada tutto a meraviglia piuttosto che affrontare la realtà della vita.L'erbetta fresca e perfettamente della giusta lunghezza sfiorava le mie caviglie lasciate nude dai pantoloni lunghi fino al ginocchio. La fasciatura intrisa di sangue si vedeva appena spuntare da sotto il tessuro nero. A differenza di colei che mi aveva preceduto, non salutai nessuno perchè ben pochi volti mi erano famigliari in quel posto che , forse unico fra centinaia, non consideravo casa mia. Ero tornato poco prima della grande battaglia , quasi non avevo fatto in tempo a disfare il baule che mi ero ritrovato fra le file dei mangiamorte chissà come. Ero venuto a conoscienza di una parte del piano, quella relativa all'attacco, non di più , e poi boh, era scoppiata. Superata la baracca del guardiacaccia mi stavo inoltrando nella foresta probita. Dovevo superare le barriere imposte intorno al perimetro del castello, così mi sarei potuto smaterializzare a little hangleton dove Keira Lestrange mi stava presumibilmente già attendendo. Dovevo concludere quello che avevo iniziato decidendo di stare dalla loro parte : ormai non potevo tirarmi più indietro, o forse si? La paura di quello che stavo per fare non fece neanche in tempo a nascere che subito venne risucchiata via dal demone che galeggiava dentro di me stringendo il mio cuore fra le sue mani argentate. A volte potevo sentire le sue dita stringercisi attorno con bramosa avidità. Non serve aver paura Howl. Ci sono io con te. La calma si impadronì di me e schiarì la mente agitata da torbidi pensieri proprio mentre oltrepassavo il limite e fu come se un peso mi fosse tolto dal capo: gli incantesimi protettivi pesano sulle teste , non sembra ma è così. Mi guardai attorno, da una parte e dall'altra, prima di sentire quella ormai nota sensazione , come se un amo da pesca mi avesse arpionato la pancia e trascinato con sè nei reflussi turbolenti del mare. Mi ritrovai in piedi a fissare gli occhi chiari sull'immenso maniero che incombeva poco lontano sul cimitero dove ora mi trovavo. Girai il capo verso la statua di Morte , emblema di quel luogo, che faceva la guardia alla tomba di Tom Ridlle Senior e dal cui mantello vidi spuntare i piedi di una persona viva. Mi avvicinai lentamente fino a quando non mi ritrovai faccia a faccia con la Lestrange completamente di nero vestita. La squadrai dall'alto in basso. -Lestrange. Non sembri passartela troppo bene. Esordii notando le varie ferite sprase un po' su tutto il suo corpo: aveva cercato di nasconderle, era palese, ma non c'era riuscita benissimo. Aveva uno strano sguardo, forse un po' confuso ma era normale: lei era andata contro il luogo che aveva sempre amato e ritenuto casa sua, lei aveva aperto a noi le porte sguinzagliandoci contro i suoi stessi compagni di scuola.
 
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